Rifacimenti

Il percorso immenso e breve, ravvicinate le distanze per una percezione antica che attiva la visione prospettica-aprospettica porgendoci la possibilità direi angelica dell’incontro con molte storie su un solo piano, dove si trascrivono parole a sillabe che campiscono il dialogo. L’opera di Marco Fulvi così sembra perfino prensile nella fedeltà alle cose che nasconde l’infedeltà più bella, come la poesia che vive proprio del suo “possente errore”.
Attraverso questa visione nel particolare ridistinguiamo le cose mentre le superfici dipinte dolcemente s’appannano fino ai mari ricordati da conchiglie chiare e le spiagge da orme.
Diresti che il pittore ha attraversato i minuti della distanza nel tempo per toccare l’estrema vicinanza nello spazio: ha dipinto e lo ha voluto fino in fondo, con un ardore pari alla pazienza, fino a raggiungere una patina di sottile distrazione.
E basta guardare: si può e si può non; la discrezione dei grandi affrescatori è qui una citazione dominante e riporta la pittura al suo “tempo reale” dove una minuzia diventa un’ isola per chi cammina, nella vita, a piedi nudi.
É un percorso di evocazioni che tende a un sublime fatto di presenze arcane e usuali, in un ordine che richiama all’unicità delle cose già predilette; poche, ma ritratte nel senso di chi molto ha visto e sta per vedere. Come per l’abbassarsi delle palpebre sugli ultimi reperti.
Enrica Loggi
Il percorso immenso e breve, ravvicinate le distanze per una percezione antica che attiva la visione prospettica-aprospettica porgendoci la possibilità direi angelica dell’incontro con molte storie su un solo piano, dove si trascrivono parole a sillabe che campiscono il dialogo. L’opera di Marco Fulvi così sembra perfino prensile nella fedeltà alle cose che nasconde l’infedeltà più bella, come la poesia che vive proprio del suo “possente errore”.
Attraverso questa visione nel particolare ridistinguiamo le cose mentre le superfici dipinte dolcemente s’appannano fino ai mari ricordati da conchiglie chiare e le spiagge da orme.
Diresti che il pittore ha attraversato i minuti della distanza nel tempo per toccare l’estrema vicinanza nello spazio: ha dipinto e lo ha voluto fino in fondo, con un ardore pari alla pazienza, fino a raggiungere una patina di sottile distrazione.
E basta guardare: si può e si può non; la discrezione dei grandi affrescatori è qui una citazione dominante e riporta la pittura al suo “tempo reale” dove una minuzia diventa un’ isola per chi cammina, nella vita, a piedi nudi.
É un percorso di evocazioni che tende a un sublime fatto di presenze arcane e usuali, in un ordine che richiama all’unicità delle cose già predilette; poche, ma ritratte nel senso di chi molto ha visto e sta per vedere. Come per l’abbassarsi delle palpebre sugli ultimi reperti.
Enrica Loggi