MURI
I muri sono il limite, il confine, la fine della corsa, non ci danno modo di vedere ciò che nascondono, pertanto non ci resta che indagarli per quel che ci mostrano.
Per Marco Fulvi, l’esplorazione di questo limite ha radici lontane, inizia vent’anni fa con la serie dei “Casali”, allora i muri sbrecciati erano i solitari testimoni del passare del tempo e delle stagioni, in questa nuova serie, riducendosi a particolari privi di contesto, i muri hanno perso ogni riferimento alla propria funzione, la loro identità non è più deducibile, sono visibili solo forme e colori.
Forme date dalla natura, dalla mano dell’uomo, dal tempo e dal caso, colori tenui di muri in ombra, oppure drammaticamente vividi, ma la loro natura di limite è ancora ben evidenziata da quella banda di colore in alto che lascia presagire l’ esistenza di un’ altro spazio dietro l’immagine.
Marco Fulvi esplora meticolosamente questo limite sino a toccare un’altro sottile confine, quello in cui il dettaglio del reale è così minuziosamente descritto da diventare evocativo di altre immagini.
Ai nostri occhi appaiono cascatelle colorate, Mary Poppins e madamine, pesciolini d’argento e quant’altro, come test di Rorschach aperti ad ogni libera interpretazione.
È attraverso questo sfumato confine che l’artista ci conduce giocando sulle ambiguità della percezione, ma non lasciamoci troppo trasportare dall’immaginazione, si tratta di muffe, macchie, segni casuali e geometrie da sottopassaggio che fissate sulla tela si presentano nella loro unicità.
Non dobbiamo dimenticare che Marco Fulvi è sostanzialmente un pittore verista, lo testimoniano le innumerevoli esposizioni che hanno preceduto questa, attento alla definizione della forma attraverso un sapiente uso del colore. Passando delle tempere secche ai colori ad olio riesce a trasformare la materia pittorica in lucida suggestione e questi frammenti di vero presi dai muri trovano una loro nuova dimensione in grado di parlarci attraverso la luce, il colore, i rimandi e le fantasie.
Nel cuore di una notte insonne la montagna ha partorito un topolino! Sono solo trecento parole di più non riesco a dire, un po’ perché mi piace stringere e un po perchè non ho mai scritto niente del genere. In ogni caso è una mia lettura che non necessariamente devi condividere.
Daniele Masetti